È passato un anno e mezzo da quando siamo tutti nella stessa situazione, e, come sempre, c’è chi presta più attenzione e chi meno.
Però tutti abbiamo un compito importante, quello di tutelare noi stessi e gli altri.
Dobbiamo provare, ogni giorno, a migliorare la situazione, partendo dal rispettare le regole che ci vengono date.
Mi piacerebbe, con questo articolo, informarvi su come è fatto un igienizzante, e spiegarvi alcune
differenze.
Cosa fa un igienizzante? Come agisce? Da cosa è composto? Perché utilizzarlo? Fa male l’uso prolungato?
Prima di tutto specifichiamo che tra igienizzante e disinfettante, che molto spesso vengono usati come
sinonimi, c’è una differenza: i disinfettanti, se vengono correttamente utilizzati, assicurano l’eliminazione del 99% dei batteri nocivi, mentre gli igienizzanti vengono considerati dei detergenti, e sono in grado di eliminare da una qualsiasi superficie lo sporco.
Ma come e da cosa sono formati?
Innanzitutto vengono suddivisi in due gruppi: a base di alcool, e senza alcool;
A base di alcool: contengono una combinazione di alcool isopropilico, etanolo o n-propanolo.
Le percentuali di alcool presenti negli igienizzanti sono tra il 60% e l’80%, oppure possono variare dal 60% al 95%. In questo caso vengono considerati più efficaci dal punto di vista antisettico, ma, attenzione: avendo una percentuale alta di alcool, sono più facilmente infiammabili!
- Senza alcool: contengono iodiopovidone, cloruro benzalconio o triclosan, ovviamente meno efficaci degli igienizzanti con alcool.
Per aumentare l’efficacia antimicrobica vengono aggiunti i cationi di ammonio quaternario (quat) fino a 200 ppm.
Questi quat, però, oltre ai profumi e ai conservanti, possono causare allergie, a differenza dell’alcool, che, invece, evapora. Inoltre formano uno strato appiccicoso, che può essere rimosso solo con acqua e sapone.
A lungo andare, l’uso degli igienizzanti può portare a dei rischi per la pelle e per l’ambiente:
l’alcool può spogliare la pelle dallo strato più grasso, e questo può portare ad un malfunzionamento della barriera della cute; inoltre il triclosan si accumula nei fanghi che si trovano nell’ambiente, essendo così un inquinante nelle acque reflue.
Se il triclosan entrasse in contatto con le acque di rubinetto, potrebbe formare le diossine, che sono cancerogene per l’uomo.
Insomma, voglio farvi una raccomandazione: usate l’igienizzante, ma non abusatene!!!
Di: Sara Di Lorenzi – 5 ACM