La recitazione, la mia più grande passione, il sottile confine tra realtà ed emozioni. Sì, perché recitare non è semplice “finzione” ma autentica interpretazione: entri nel personaggio, studiando il suo passato, il presente, e familiarizzi con l’ambiente e le persone che ti circondano. Sei responsabile di portare, di trasmettere una storia, un vissuto che comprende le abitudini, il tono di voce, sentimenti ben precisi. Non a caso ogni attore viene indotto alla efficienza massima, in ogni movimento, in ogni vocabolo e istante, mantenendo il cosiddetto “equilibrio di lusso”.
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L’empatia è la chiave, una delle virtù principali di un attore, fondamentale parte del nostro bagaglio, come anche la costanza, la determinazione. Recitare è pura immedesimazione o semplice follia, è ridere o piangere, magari entrambi… è un’onda che ti travolge, che fa vibrare l’anima, in grado di risvegliare ricordi, paure, e persino risorse che non sapevi di avere. Recitare è mettere in gioco se stessi, è comunicazione, è la capacità di guardarsi dentro, è concentrazione, è fatica, è studio, dedizione… e potrei continuare sino a consumare ogni parola esistente. Quando mi trovo a casa ad esercitarmi, chiudo la porta ed è lì che succede, mi sfilo la maschera, tutto cessa di esistere intorno a me, stacco la spina e svaniscono le interferenze inutili, le preoccupazioni.
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Rimango sola con il mio personaggio accantonando per un po’ la mia di vita, lascio che le emozioni scorrano, soffermandomi su trasparenti dettagli. Riesco ad essere me stessa. Cambiare emozioni e tirarle fuori mi dà sicurezza e autocontrollo, mi permette di espellere le tensioni, ad esternare cumuli di sensazioni e lo faccio attraverso la ricerca di nuove espressioni, più affabili, puntando alla perfezione… un po’ come Petrarca con le sue poesie, ma questa è un’altra storia da scrivere…
Di: Maria Carboni 3AC