La paura di tornare a casa, di dire la propria opinione, di parlare o di restare in silenzio.
L’orologio sempre in vista, perché non può azzardarsi a tardare nemmeno di un secondo.
Deve preparare la cena e lavare i suoi panni.
Deve dare ascolto e seguire i suoi ordini alla lettera. Non può cambiare o tentare di modificare nemmeno una singola virgola.
Sennò, sai che succede…
Oggi non riesce a portare una cinta in vita, perché le ricorda quel pezzo di cuoio che sbatteva sulla sua carne. Lo scrocchio forte che faceva e lo stampo che lasciava sulla pelle.
Oggi ha paura di toccare una persona, di poterla ferire, anche solo per accarezzarle il viso, perché si ricorda di come iniziava a tremare quando lui alzava la sua mano e la potenza con cui lei veniva colpiva.
“Perché così tanta cattiveria?”
“Perché così tanta vergogna e umiliazione mi hai fatto provare quel giorno davanti alle mie amiche?”
“Perché hai fatto soffrire la mamma?”
È cresciuta da sola… Non ha mai desiderato molto dalla vita, avrebbe voluto solo una figura paterna, un papà come tutte le sue amichette. Strano pensare che, in quei pochi minuti nei quali gli permetteva di stare con loro, le dicevano sempre: “un giorno mi sposerò con il mio babbo”.
E si chiedeva “come?”.
“Sono io quella sbagliata?”
Oggi ha ciò che non ha mai avuto, una famiglia, una vita, un uomo. Un uomo che le vuole bene, che la rispetta e che non le vieta di uscire o di vestirsi come le piace.
Ma purtroppo le sono rimaste la paura e l’ansia. Quelle l’hanno sempre perseguitata.
Non parla molto perché ha paura di sbagliare, che qualcuno le possa strillare contro.
Alla fine, con il tempo, le cicatrici sul corpo svaniscono, ma le parole no. Quelle parole offensive che gli dicevi gratuitamente, senza un minimo di scrupolo.
La notte sogna ancora quelle violente scene che vedeva da bimba, nascosta sotto il tavolino, mentre abbracciava il suo orsetto di peluche, convinta che l’avrebbe salvata, ma non era mai così.
Lui tornava arrabbiato dal lavoro e si sfogava sulla mamma e su di lei, anche se fino a qualche attimo prima si occupavano di tutto ciò che lui desiderava.
Ha avuto difficoltà a trovare qualcuno che sapesse rispettare i sui bisogni e i suoi tempi, perché quando un uomo le sfiorava la coscia, risentiva quella paura che aveva da piccola, quella sudicia mano che le faceva venire la nausea.
Potersi fidare non è facile, indipendentemente dal passato, ma certe esperienze ti segnano.
Non lasciare correre, non fare in modo che possa avvenire una seconda volta.
Vai via, non avere paura di ciò che potrebbe succedere, perché sicuramente non potrà essere peggio di restare lì.
Chiama il 1522 o vai dalla polizia, parlane con amici e parenti.
Sappi che non è colpa tua, non sei tu quella sbagliata, non sei sola.
Fatti rispettare per la donna che sei. Sii forte e NON AVERE PAURA.
Di: Valentina Fiorelli 3ABS – A.S. 2023/2024