La metamorfosi del vuoto

Mi hai guardata negli occhi e hai visto quel vuoto dentro di me.
Hai aperto le tue grandi braccia possenti e le hai avvolte intorno al mio corpicino: mi hai stretto, forte, in modo tale che potessi sentire il tuo cuore battere all’unisono con il mio.
Sono sempre stata convinta del fatto che non sia una casualità che l’organo più importante di tutti, il cuore, sia disposto lateralmente, solo, da una parte. Per questo spendiamo tutta la vita alla ricerca di una persona che appaghi quel vuoto con cui siamo nati, che ci riempia il petto e che ci faccia sentire meno… incompleti.
L’abbraccio, un gesto comune, ma che ha un significato profondo e importante.
Pensaci, quali persone abbracci?
Quelle che ti hanno trattato male, quelle che ti hanno fatto dei dispetti, quelle con le quali hai condiviso poco?

Non penso.
Abbracciare qualcuno ci fa stare bene, quella sensazione è indescrivibile.
Non la si può condividere con tutti, ma solo con coloro che sono in grado di riempirci. Un’amica, un parente, un amore.
Tu mi hai abbracciata e me l’hai fatta provare, addosso sulla pelle, ed ora ne sono dipendente. È come una droga, ne sento il bisogno, costantemente, ho necessità di sentire quella parte di me meno vuota.
Inevitabile sospirare, come Dante quando vedeva la sua Beatrice, non poteva farne a meno.
Sospiri profondi, quelli che sembrano togliere il respiro.
Abbracciami ancora e ancora…
Abbracciami e non farmi mai sentire sola.
Abbracciami e non smettere mai
di farmi stare bene come solo tu sai.

Di: Valentina Fiorelli 3ABS – A.S. 2023/2024

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