Esplosione di rabbia!

La rabbia: da cosa siamo dominati in quei cinque minuti?
In quei momenti, è l’emozione stessa che prende il controllo, che vuole liberarsi dal nostro corpo per sfogarsi, colpendo una persona o un oggetto.
Ma da dove nasce tutto questo? Le cause possono essere molteplici e non ne esiste una sola, assoluta.
Personalmente, non riesco a dare una risposta definitiva, forse perché non ho ancora individuato l’origine di questa emozione.
Chiedo quindi ai lettori di riflettere insieme a me per trovare una spiegazione.
In quei frangenti, la mente sembra distaccarsi dal cuore, ignorando i suoi suggerimenti, mentre prende il sopravvento il daimon, quella forza interna descritta da Socrate, che può condurre a conseguenze irreversibili.
Ci sentiamo superiori, mettiamo in atto un atteggiamento di indifferenza, sottomettendo chi abbiamo di fronte.
In questi istanti, l’irrazionalità è oscurata da qualcosa di invisibile ai nostri occhi e l’istinto diventa il nostro unico padrone.
Le altre sensazioni, come la solidarietà e la consapevolezza, svaniscono, assorbite da una forza indescrivibile.
La mente, il nostro centro di controllo, sopprime tutte le idee che potrebbero fermare quel momento, catalizzando solo quelle negative, quelle che ci permettono di affermarci, di dimostrare la nostra “forza”,
ma in realtà stiamo solo mostrando quanto siamo vulnerabili.
A diffondere questa rabbia contribuisce la nostra voce, che diventa minacciosa, estranea alla persona che siamo davvero, ma che si sforza di mostrare una potenza che non possediamo.
A esaltare il nostro aspetto rabbioso sono gli occhi: le pupille si dilatano, invadendo con forza i pigmenti che danno colore all’iride.
I capillari oculari, arrossati dal flusso sanguigno, testimoniano la battaglia che sta avvenendo dentro di noi.
Le ciglia e le sopracciglia si aggrottano, trasformandosi in lame taglienti, pronte a ferire i sentimenti di chi abbiamo davanti.
Infine, la fronte si incupisce e si increspa, come se il nostro stesso volto volesse tradire la tempesta che ci scuote.
Arrivato alla fine di questa riflessione posso dire che noi stessi siamo il comburente della rabbia: non andiamo a risolvere il problema che sta alla base, lo sorvoliamo ogni volta fino ad arrivare a un momento in cui il nostro corpo non la riesce a gestire ed esplode facendo terra bruciata intorno a noi.
Perché non ci fermiamo quando capiamo che qualcosa non va? Perché facciamo finta di niente?
Tutto questo per paura di affrontare noi stessi ed essere consapevoli di ciò che siamo. La consapevolezza inoltre è un’arma che non tutti possiedono oppure che a volte fa male.

Klevin Kasmi – 5ACEC

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