Elysia è una donna che ha avuto paura di morire, ma non lo ha capito fino ai suoi
trent’anni, quando un attacco di panico squarciò il velo del suo mondo illusorio.
Sin da bambina, amava analizzare l’ambiente circostante associando a ogni dettaglio
una propria narrazione. Osservava e catalogava ogni cosa le si presentasse davanti:
dagli oggetti più irrilevanti al gesticolare inconscio delle persone.
Tuttavia questa sua peculiarità iniziò a disturbare quella tela impermeabile che
compone il globo.
Quando i suoi occhi adolescenti si adattarono alla visione di un
sistema ordinato e confezionato, si accorse che le sue interpretazioni non
coincidevano con la sostanza delle cose.
Le trasmettevano immagini rigide e minimaliste, respingendo ogni tipo di colore che
aveva preso in prestito. La bellezza che attribuiva alla materia svanì gradualmente,
manifestandosi in forme sempre più assemblate.
A quel punto, Elysia cominciò a rifiutare la realtà, percependo di essere un pezzo
incompatibile di un puzzle senza senso che le veniva offerto.
Delusa da quel panorama composto, intraprese la ricerca di un rifugio dove poter
creare una tela tutta sua. E lo trovò: una stanza singola, un’immensa stanza singola,
nella sua mente. Elysia scoprì di avere un luogo buio e senza tempo proprio dentro il
cranio, dove poteva assumere qualsiasi forma. Aveva a disposizione una pagina
bianca illimitata su cui disegnare e dipingere la realtà a suo gusto.
Quando la vita terrena si mostrava deludente, sapeva che la notte disponeva delle
chiavi per accedere in quella utopica camera e farla sentire vera. Sembrava aver
finalmente trovato il suo posto, uno spazio idilliaco che le offriva tutto ciò che fuori
non poteva avere. Tranne una cosa: la vita.
Senza rendersene conto, fu sequestrata da quella stanza. Smise di uscire, di andare
a scuola e di incontrare persone reali, vivendo a tempo pieno tra quelle chimeriche
pareti, rigettando ogni tentativo di tornare alla realtà. Trascorse anni lì dentro.
Fino all’estate dei suoi trent’anni anni, quando una mano invisibile le afferrò la gola.
Elysia, ormai dissociata da ogni anfratto dell’esistenza, aveva trascurato l’unica
cosa tangibile che possedeva: il suo corpo. Aveva perso ogni contatto con
quell’involucro che un tempo le faceva assaporare il vento, toccare l’acqua e guardare
il cielo, lasciandolo al freddo in un misero letto. Il suo spirito, per anni, bussò,
dall’altra parte della stanza senza ricevere risposta. Una notte, stanco di essere
ignorato, cercò un modo per ricondurla da quella dimensione onirica alla terra ferma
e chiamò Pan. L’anima sa che l’unico richiamo che può riportare l’umanità alla
presenza è la paura della morte.
Così Pan rispose, entrando prepotentemente in quella camera e vedendo quel corpo
dimenticato, scarso di funzioni vitali. Iniziò lentamente ad alzare la sua temperatura,
facendole sentire intensi formicolii alle gambe, poi accelerò il battito cardiaco, che
rintoccò ogni angolo della stanza. Aspirò tutta la sua saliva come un odontoiatra
prima di un intervento, infine si sedette sul suo petto minuto e fragile, inviando
un’ondata di energia estranea su per la trachea con l’intento di soffocarla.
Elysia aprì gli occhi di colpo, sentendo il suo corpo tremare e la nausea salire. Si
aggrappò il collo con la mano destra nel tentativo, vano, di liberarsi, ma la morsa di
quell’arto straniero era troppo stretta. Così balzò dal letto e corse verso la finestra
per bersi finalmente un sorso d’aria. Quel respiro profondo la catapultò a terra, e la
sua stanza immaginaria si dissolse lentamente tra il canto degli uccelli appena
svegli e il tocco gelido del pavimento.
Quella notte, Elysia riemerse da quel mare esotico in cui stava affogando senza
accorgersene, e capì che l’illusione è un dessert invitante, ma la vita risiede nel
digiuno.
Elysia è una donna che ha avuto paura di morire.. o meglio di vivere.
Carmen Vizzutti