…a colloquio con William…
Come rendere lo studio dei drammi seicenteschi avvincente ed attuale…se lo sono chiesto le docenti della 4 ABS, Laura Ridolfi e Alessandra Casagrande, che hanno organizzato un modulo interdisciplinare su William Shakespeare.
La scelta è caduta su tre drammi che contenessero l’elemento “veleni e pozioni”, elemento caro al Bardo, che, in quanto uomo del suo tempo, conosceva le erbe officinali e le loro proprietà. I drammi sono “Hamlet”, “A Midsummer night’s dream “ e “Romeo and Juliet”.
In tutti e tre l’elemento ‘veleno” ha un ruolo cruciale, contribuendo a generare un clima di mistero e di magia.
Così i ragazzi hanno condotto un’intervista immaginaria all’autore di Hamlet, cercando di carpire i segreti che si celano sotto le intricate trame delle sue opere più famose….
Nel dramma, lo zio di Amleto, versa nell’orecchio del re una soluzione che lo porta alla morte. Qual è stata la fonte da cui vi siete ispirato per l’utilizzo di tale sostanza?
Per rendere più intrigante l’omicidio del re, ho pensato potesse creare maggiore effetto l’uso di soluzioni e pozioni, piuttosto che inscenare un omicidio avvalendosi delle armi del tempo. Inoltre, volevo dare delle indicazioni al pubblico relative alle proprietà delle piante e delle pozioni utilizzate nello spettacolo. La fonte principale per la scelta delle sostanze è un libro di nome “Herbal”, nel quale sono riportati dei disegni di fiori e piante con annesse le loro proprietà.
Nell’opera, il fantasma del re nomina la soluzione utilizzata dallo zio di Amleto: “Hebenon”. Esiste davvero questa sostanza oppure è un nome immaginario associato ad altre sostanze con le stesse proprietà?
Studiando i fiori e le piante dal libro “Herbal”, mi sono imbattuto in due piante particolari: Tasso Comune e Giusquiamo. Le proprietà del Tasso Comune sono molto interessanti, poiché può causare infarto e una dose di 50 g può essere letale. Il Giusquiamo viene estratto dal tabacco, dai pomodori e dalle patate, ed è velenoso se usato in grandi quantità. Se invece si sfruttassero piccole quantità, può addirittura ridurre i casi di disordine gastrointestinale.
Ciò che accomuna questi drammi è l’utilizzo, da parte di un personaggio o del protagonista, di almeno una pozione o un veleno all’interno di ogni opera: esperti e scienziati di ogni epoca si sono impegnati per scoprire la reale composizione di questi “miscugli” e gli effetti del loro utilizzo.
Durante la lettura dei brani, gli studenti si sono posti diversi interrogativi riguardo la struttura e le scelte dell’autore. Particolarmente interessante è stato il cercare di comprendere la decisione di Shakespeare nell’utilizzare queste pozioni e veleni: “Come mai Shakespeare avrebbe ritenuto necessario la presenza di queste sostanze nelle opere?” è stata la prima domanda che si sono posti gli allievi.
Analizzando il testo e il periodo storico in cui Shakespeare è vissuto, tenendo conto anche delle condizioni sociali, nonché delle credenze del tempo, la risposta più ovvia sembrerebbe solo una: Shakespeare avrebbe deciso di utilizzare pozioni e veleni per creare un’atmosfera che fosse il più coinvolgente possibile per il pubblico e per i lettori. Creare un alone di mistero, ad esempio, se pensiamo alla morte del re di Danimarca in Hamlet a causa di un veleno a noi sconosciuto. Inoltre, grazie a rappresentazioni teatrali di questo genere, il pubblico aveva anche modo di poter imparare e conoscere le diverse proprietà delle piante e delle sostanze utilizzate. Non si tratta ovviamente dell’obiettivo principale di Shakespeare, ma di una motivazione secondaria.
Altro dilemma sulla tragedia Hamlet: “Quale sostanza sarà mai stata utilizzata dal fratello del re per poter compiere quell’omicidio?”. Nel brano, il fantasma del re nomina una sostanza: “Hebenon”. Nome di fantasia, certo, ma che ha comunque suscitato un ulteriore interesse a ricercare i reali veleni probabilmente utilizzati.
Aiutandosi con alcuni risultati di studi portati avanti da un team di esperti, i provetti biotecnologi del 4 ABS, guidati dalla professoressa Carmen D’Alessandro, hanno avuto la possibilità di poter analizzare le sostanze e di confrontare le loro proprietà con i sintomi riportati nella tragedia.
Ciò che ha davvero attirato durante la lettura e lo studio di quest’opera è stata la capacità di questo veleno di uccidere un uomo attraverso un orecchio. “Sarà mai possibile morire per colpa di un veleno versato in un orecchio?”, domanda più che legittima, che ha suscitato non poche discussioni. Avvalendosi dell’aiuto della professoressa Ridolfi e delle scoperte degli esperti, i ragazzi hanno capito che effettivamente è possibile.
Basterebbe avere il timpano danneggiato: questo agevolerebbe, infatti, il passaggio di qualsiasi sostanza per entrare all’interno del corpo umano
Un tema e un progetto, quello su “Pozioni e veleni”, che ha permesso agli studenti non solo di ampliare le conoscenze di cultura letteraria italiana e inglese, ma anche di condurre uno studio scientifico avvalendosi delle conoscenze in ambito biologico e chimico.
Di: Gabriele Caselli – 4ABS