Molti di noi hanno degli animali domestici, ma forse non ci rendiamo conto di quanto la loro presenza abbia effetti positivi verso persone anziane o bambini con problemi di salute, di ansia, di stress, oppure comportamentali. Questi effetti positivi sono stati scoperti e teorizzati da alcune persone che avevano in cura bambini con problemi ed hanno osservato dei miglioramenti in seguito ad un rapporto tra gli stessi e gli animali domestici. Questo rapporto viene definito con il nome di pet therapy o zooterapia, chiamata così perché è una terapia di supporto. I primi esempi di pet therapy, anche se nessuno la chiamava così, si ebbero in Europa alla fine del diciottesimo secolo, ma solamente, nel 1953, con il neuropsichiatra Levinson, iniziò a prendere piede per la prima volta questa terapia innovativa, avendone rilevato fortuitamente i benefici su un bambino autistico che aveva in cura basati sulla relazione quotidiana con un cane.
Lo studio della relazione quotidiana con l’animale domestico ha fatto riscontrare la diminuzione di stress ed ansia nel bambino e una distrazione minore rispetto a quando egli non interagiva con l’animale.
Nel 1961 venne pubblicato il primo libro inerente la zooterapia intitolato “The Dog as Co-Therapist”, nel quale viene introdotto per la prima volta il termine “pet therapy”.
Arrivarono soltanto negli anni ’80 del Novecento in Italia i primi cenni alla pet therapy e poco dopo il 2000 iniziò ad essere istituzionalizzata con accordi fra il ministero della salute e le regioni. Evidenti benefici sono stati osservati anche in persone anziane ospitate in case di riposo, in quanto il rapporto con un cane o un gatto può, in qualche modo, attenuare il loro senso di solitudine dovuto alla inevitabile rarefazione, o totale mancanza, di rapporti con i propri cari. Gli animali più utilizzati nella pet therapy sono sicuramente i cani di alcune razze, per il loro temperamento socievole e giocoso. I cavalli sono utilizzati principalmente per la riabilitazione di bambini con problemi psicomotori o comportamentali. I gatti, infine, sono più indicati per persone anziane o con difficoltà motorie, essendo la loro gestione ovviamente più facile. La mia esperienza con la mia Labrador Maya è sicuramente positiva: da quando è entrata nella mia vita, circa un anno fa, il mio umore è migliorato, mi sento meno sola ed è un po’ come se avessi una sorella. Prendermi cura di lei mi ha responsabilizzato, e giocare con lei è sicuramente più gratificante che “smanettare” su uno smartphone.
Insomma, consiglio questa terapia trasversale, perché credo che possa essere un valido aiuto per molte persone a livello morale, sociale e psicologico, basandomi anche sulla mia esperienza personale, posso assicurare che la compagnia di Maya mi ha migliorato le giornate.
Di: Isabelle Papa Italiani – 1EIT