L’aumento dell’invasività degli annunci online

Gli annunci online, come tutti i tipi di pubblicità, sono nati con lo scopo di promuovere un prodotto e incitare il consumatore a comprarlo. Il concetto di pubblicità online nacque nel 1978 quando Gary Thuerk, operatore di marketing della Digital Equipment Corporation (DEC), inviò delle e-mail alla maggior parte degli utenti di ARPANET dell’ovest degli Stati Uniti per promuovere il nuovo modello di computer DEC, dando così inizio a ciò che oggi conosciamo come e-mail di tipo spam. Invece il primo annuncio cliccabile su un sito web fu venduto dalla Global Network Navigator a uno studio legale di Silicon Valley nel 1993.

Questo tipo di pubblicità non creò problemi agli utenti per molto tempo, poiché veniva considerato il “prezzo da pagare” per poter navigare su internet gratuitamente, e per questo motivo le aziende continuarono ad aggiungerne gradualmente sempre di più per aumentare i propri guadagni. Ma negli ultimi anni questo è diventato un vero e proprio problema, al punto da diventare invasivo e, per alcune persone, anche abusivo. Ormai è raro trovare un sito senza annunci che ne ostruiscano la visione, e molto di più trovarne uno proprio senza annunci. Un esempio può essere YouTube, che negli ultimi anni ha aumentato in maniera esponenziale la quantità di pubblicità presente sulla piattaforma con il fine di stimolare l’acquisto del suo piano premium.

Questo sta portando ad un aumento costante del numero di utenti che fanno uso di ad blockers, cioè delle estensioni per i browser che bloccano automaticamente la visione di gran parte degli annunci. Oltre alle estensioni per i browser, esistono alcuni ad blockers che vanno installati direttamente sul modem e modifiche alle app che svolgono la stessa funzione, ma il loro utilizzo è più complicato rispetto a quelli esclusivi dei browser. 

Questo ha creato una diminuzione della visione degli annunci, portando le aziende ad inserirne altri, che incitano a loro volta più utenti a fare uso di ad blockers e così via. Questo può essere visto come un circolo vizioso: più annunci quindi più ad blockers e più ad blockers quindi più annunci. La soluzione più ovvia sembrerebbe quella di ridurre la quantità di pubblicità, ma questo costituirebbe un rischio per le aziende che potrebbero potenzialmente perdere guadagni.

Trovo improbabile ridurre l’implementazione di questi mezzi pubblicitari in un futuro prossimo, ma trovo altrettanto difficile prevedere gli sviluppi di questo sistema, ma per ora non posso che consigliare un utilizzo responsabile e morale di questi software. ‘Responsabile’ perchè alcuni di essi, come ad esempio alcuni vpn gratuiti, raccolgono i dati dell’utente diventando invasivi; e ‘morale’ perché ci sono sviluppatori, soprattutto quelli indipendenti, dei quali la principale fonte di guadagno è il ricavo dagli annunci dei propri siti, perciò usufruire dei servizi offerti da loro senza offrire nulla in cambio, personalmente, mi sembra immorale. 

Buona navigazione ma con attenzione.

Di: Giorgio Galeano 3AIA – A.S. 2023/2024

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