Esame di Stato, non ti temo!

Eccoci! La data si avvicina silenziosamente e lo stomaco in subbuglio crea quel caos mentale nel quale la capacità di giudizio e il controllo mancano. Ti sembra di dimenticarti tutto e la sensazione di esserti persa in quel “piccolo” vuoto di memoria ti crea un’arma che userai contro te stessa, colpevole di non avere la preparazione giusta.


C’è chi dice che questo è dovuto magari al fatto che non si è capito bene l’argomento, che il tuo metodo di studio è sbagliato… tuttavia resta un piccolo particolare non per forza importante, ma comunque vitale: l’emozione.


Be’, però? Non sono un po’ troppo grande per questo? Per chi, come me, già ha affrontato la maturità? Dovrei rispondere di sì, sono un po’ troppo grande, ma di fronte a questa debolezza, chiamiamola così, per ora tutto ha un senso quasi anticipatorio della vita, ed è quello della simulazione degli esami. Una svolta di notevole importanza, che nel passato non esisteva, almeno nel mio. Credevo, a dire il vero che tutto ciò avrebbe avuto poco senso, dato che ti sottopone a molto stress, fatto apposta per far esaurire anche le ultime gocce di conoscenza, ma tutto diventa più chiaro quando ci si sente immersi dentro. Allenare le tue conoscenze e le tue competenze nell’arco di sei ore è vantaggioso per chi, come me, di carattere è tanto emotivo, perché non si tratta solo della prova generale in vista della futura imminente realtà, ma anche di un allenamento continuo sulla tua emotività.

Quando si diceva esame di maturità, credo proprio che avesse a che vedere con questo tipo di gara di nervi. Sei una continua cascata di equilibri, che dentro di te si trasforma, cambia, evolve senza accorgertene ed è quasi impossibile non esserne coinvolti. Capito questo però, la situazione rimane sempre ardua, ma non si è mai soli. Questa presenza, effimera ed organica, ci fa capire che spostarsi dal nostro centro un po’ chiuso agisce come una forza centrifuga per metterci in discussione, anche da grandi. Ma da questo punto di vista, sono la prima a dire di essere rimasta abbastanza indietro, perché ho preferito nel frattempo stare attaccata a quel centro illusorio dal quale non mi sono mai staccata per paura di cadere o di farmi male, e, perché no, per paura di non farcela e fallire miseramente. Sentirsi bloccati da ciò crea un atto di sabotaggio, un’inerzia alla quale ogni corpo e oggetto in natura è sottoposto quando quella forza impulsiva ti attraversa spingendoti alle conseguenze più catastrofiche: ce la farò? Sarò in grado? Ma che ti sei messa in testa? Ma dai, oggi non hai capito niente di niente, come speri di riuscire a fare fronte a questo esame?


E la fatale conclusione come risposta a tutte le domande: non sono buona a nulla.
Che cosa fare dunque contro la voce denigratoria così aspra, drastica e velenosa nei tuoi confronti? Davanti a sua maestà, Esame di Stato, ecco una considerazione ovvia: se hai paura di fallire, accogli i tuoi errori, non rimproverarti, fissandoti su quello che è andato male. Lo sbaglio è un’occasione di apprendimento e quindi, male che vada, hai capito cosa non fare quando arriverà l’esame vero. Giudicarsi, colpevolizzarsi, sono riflessivi che non ci servono, anzi, ci alimentano ansie distopiche, facendo crollare ogni pietra miliare che abbiamo deposto sulla strada della nostra conoscenza, sia pratica che emotiva. Insomma, d’altro canto, non saremo mai in grado di fare niente!


Manca poco all’esame.


Paura?


Mal che vada, mi rialzerò per ritrovare un nuovo equilibrio.

Di: Carmen Heisu 5SMSI – A.S. 2023/2024

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